venerdì 10 dicembre 2010

Arricchirsi con i buoni sentimenti... degli altri

di William La Ferla
Fonte prodigio.it


Svelato da un libro il volto nascosto, e poco opportuno, della beneficenza fatta da volti noti e meno noti


È Natale: ci sentiamo tutti più buoni, siamo pervasi da una specie di “volemose ben universale” che, oltre a farci pensare a regali ed abbuffate sotto l’albero, ci spinge ad essere più sensibili verso gli altri, a prodigare la nostra solidarietà per qualcuna delle tante cause benefiche proposteci dalle più svariate associazioni, magari con tanto di spot pubblicitari e testimonial di gran fama.


Attenti però!! Non è tutto altruismo quel che luccica: imbroglioni, truffatori, approfittatori, simulatori ecc... sanno del periodo favorevole e si preparano ad approfittarne.
La copertina del libro "Attenti ai buoni" 
Non solo a Natale ben s’intende! Dovunque ed in mille e mille occasioni si raccolgono fondi per le più svariate cause: partite del cuore (leggi articolo sul numero precedente), concerti di solidarietà, dischi della bontà, trasmissioni televisive, marce, lotterie, feste vip a base di caviale e champagne con flash per i rotocalchi, vestiti usati, alimenti...


Basta che la “causa” suoni bene tipo “fondi per curare l’AIDS in Africa, per scavare pozzi in Bolivia, per equipaggiare di una nuova macchina ipertecnologica un ospedale ecc.. “ e nessuno si tira indietro: i soldi arrivano sempre, anche tanti!


Ma, finita la festa, dove finiscono? A chi vanno davvero? Per ogni dieci Euro donati, quanti realmente arrivano ai destinatari in nome dei quali erano stati raccolti?


Ci ha pensato Mario Giordano a metterci in guardia al riguardo con un libro di successo: Attenti ai buoni, un viaggio rivelazione in uno dei maggiori business del nostro tempo, la solidarietà e la carità. Cifre e nomi alla mano, ci accompagna dietro le quinte di quel che si può ben definire il business “carità & solidarietà”. Ci svela trucchi, truffe e bugie furbescamente dissimulate dietro la parola solidarietà, dai grandi eventi alla piccola elemosina di strada, dalle istituzioni più illustri alle tante sconosciute associazioni che nascono dal nulla e nel nulla (coi soldi) svaniscono.
Stupisce la presenza di tanti nomi celebri: Pavarotti, ad esempio, alleggerisce l’incasso di un concerto di beneficenza di 7 mila Euro per l’acquisto di un orologio e di altri sette per un vestito Armani; Sofia Loren, premiata dal capo dello Stato per il suo grande impegno a favore della lotta contro il cancro, viene invitata da Mara Venier a testimoniarlo anche nella sua trasmissione. L’attrice accetta entusiasta... le bastano trecento milioni di gettone di presenza. È citato anche Alessandro Del Piero della cui abilità di palleggio con i soldi abbiamo parlato nel numero precedente. Non solo grandi nomi però! Ci sono anche i piccoli truffatori di periferia: un rappresentante di Diano Marina, auto dichiaratosi volontario, distribuiva cassette delle elemosine da collocare sui banconi dei negozi. Diceva a tutti che erano di un istituto benefico ma in realtà l’unico a farsi su le maniche era lui!!
“Attenti ai buoni” dunque e sempre?? No, certamente no! Giordano ce lo ricorda in modo chiaro: Tutte le volte che in questi anni e soprattutto in questi mesi ho sentito parlare di partite del cuore, concerti di solidarietà, megaeventi per l’Africa, Pavarotti & Friends, l’asta per le mutande di Madonna, cocktail, lustrini, paillettes di lusso esibito “a fin di bene però..”, Onu, Unicef e Fao, la beneficenza come marketing, il prossimo usato come categoria del business, affari e buoni sentimenti, lacrime e i soldi, spot a buon mercato sulla pelle dei poveri, mi sono venuti in mente quelli (e sono la maggioranza) che il bene lo fanno davvero. Nessuno deve più permettersi di infangare in questo modo la loro quotidiana e silenziosa generosità. Continuate ad aiutarli.

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