venerdì 25 dicembre 2009

Csv anti truffa a Verona

Fonte: VITA


Stai attento per carità
Avviata, con cartelloni affissi nelle vie e nelle piazze della città, la campagna di sensibilizzazione promossa dal Csv di Verona, a favore di una solidarietà responsabile. "Attento", "fiducia" e "ricorda" sono le tre parole chiave pensate dal Csv per allertare i veronesi sul rischio di truffe e raggiri, che aumenta in modo esponenziale nel periodo pre natalizio, settimane in cui le associazioni raccolgono circa il 50% delle donazioni annuali.

sabato 28 novembre 2009

Falsi medici e donazioni fantasma Tentata truffa a un padre priore

Fonte: L'eco di Bergamo


Una vecchia e malata zia, un assegno circolare da 8.000 euro, un medico bergamasco e un signore svizzero-italiano con 80.000 euro in tasca, un altro medico, morto da pochi giorni: sono gli ingredienti, tutti rigorosamente fasulli, di un tentato raggiro al priore dei Domenicani di San Bartolomeo, padre Mario Marini. Priore che mercoledì 25 novembre si è trovato, per qualche ora, nel mirino di due truffatori riuscendo però, all’ultimo momento, a fiutare l’inganno e a lasciare a mani vuote i malintenzionati. 


«Tutto è cominciato con una telefonata – racconta padre Marini – nella quale un uomo, qualificatosi poi come medico, mi ha raccontato di essere il nipote di una signora che frequenta la nostra chiesa, un’anziana malata decisa a fare una donazione di 8.000 euro. Ha detto anche di avere già in tasca un assegno circolare da consegnarmi e mi ha chiesto se potevo, però, andare a fare una visita all’anziana zia, per amministrarle l’unzione dei malati. Naturalmente ho detto di sì e ci siamo dati appuntamento verso le 14 davanti alla Clinica Castelli». 


Padre Mario è andato all’appuntamento subito dopo il pranzo e dopo aver avvisato i confratelli. Ci è andato a piedi e, quando è stato sul luogo dell’appuntamento, si è visto avvicinare da un signore che, in un misto di francese e di italiano, chiedeva informazioni. «Mi domandava di un centro medico... non si capiva bene. Comunque – racconta il Priore – mentre parlavamo si è avvicinato l’uomo con il quale avevo appuntamento, che mi ha chiamato per nome ed è intervenuto nel dialogo con lo straniero. "Forse vuole il centro medico per stranieri", ha detto. "Ma adesso è in Città Alta".... E poi ha aggiunto: "Se vuole, visto che dobbiamo andare anche noi in Città Alta, le diamo un passaggio in auto. Che ne dice padre? Le dispiace?", ha poi aggiunto rivolto a me». 


In breve i due uomini e padre Mario sono saliti sull’auto del sedicente medico. Ma dopo poco, parlando ancora con lo straniero, emerge che questi non cercava il centro medico, ma un medico, un certo Martinelli. «L’uomo a quel punto – continua il racconto del Priore – ha fermato l’auto e si è offerto di tornare indietro, nel suo studio, per verificare chi e dove fosse questo dottor Martinelli. Siamo tornati in via Mazzini e qui il sedicente medico è sceso, per andare, a suo dire, nello studio a controllare. Dopo poco è tornato con una "brutta notizia": Martinelli era morto da pochi giorni. Nel frattempo, lo straniero mi aveva spiegato di essere italo-svizzero e che Martinelli aveva curato il suo papà ultraottantenne. Per questo, fidandosi di lui, voleva fargli una donazione di 80 mila euro, perché avrebbe saputo a sua volta donare a chi ne aveva bisogno». 


La morte del dottor Martinelli cambia lo scenario: come fare a far la donazione? A chi rivolgersi? Chi può dare garanzie della buona destinazione dei soldi? E qui i due truffatori cercano di stringere il cerchio: può – chiedono – il padre Marini fare da garante dell’operazione? «Posso fare una ricevuta», dice il Priore. «Possiamo chiedere a un notaio», dicono i due uomini. E il sedicente medico telefona subito – così dice – al «notaio della Curia» che, al telefono, solleva una serie di obiezioni. 


«Quando mi parla di problemi anche per una possibile tassazione del 36% alla donazione, comincio a insospettirmi sul serio», racconta ancora padre Mario, che nel frattempo aveva cercato anche di chiamare un amico notaio. «Capisco che qualcosa non va – continua – ma faccio finta di niente, anche perché mi trovavo solo, in auto con due uomini che potevano avere chissà quali intenzioni. Reggo la situazione e quando mi prospettano di andare dal notaio con una somma, magari 40 mila euro, prelevata in banca per mostrare di non aver bisogno di soldi e di poter quindi ricevere la donazione per dare ai poveri, il gioco mi è chiaro».

venerdì 13 novembre 2009

Falsa ong truffava a Trino

Due nigeriani raccoglievano denaro per progetti inesistenti.


Fonte Videopiemonte.it


Si erano inventati un'organizzazione non governativa ong fasulla per raccogliere denaro. Ad agire in questo modo due nigeriani, residenti a Torino, che dicevano che la loro ong Ventures era una diretta emanazione della Children of fire, che invece esiste realmente. In questo modo i due raccoglievano denaro che poi intascavano. Gli accertamenti sono partiti su segnalazioni di una giornalista di Roma che chiedeva notizie sula sedicente onlus Ventures, per scoprire che non risultava da nessuna parte. A questa segnalazione si è poi aggiunta quella della presidente Bronwyn Jones della 'Children offire'. I due sono stati denunciati a piede libero e all'uomo, immigrato irregolare, è stato consegnato il decreto d'espulsione mentre la donna, in Italia per motivi umanitari, è stata invitata a presentarsi all'Ufficio Stranieri della questura di Torino (m.b.)

Udine, Girano sms truffa sulla pelle dei bambini


Fonte: Messaggero Veneto

Falso appello alla donazione di sangue per una piccola gravemente malata. Numero falso
I messaggini e le mail sono arrivate anche nel vicino Veneto, dove si minacciano querele Intanto sono 6 mila, nel Friuli occidentale, i donatori attivi. Ogni anno 500 nuovi iscritti
«Devi donare sangue per salvare la vita a una bambina di tre anni malata di leucemia fulminante». Il messaggio sms, anonimo, agghiacciante, da settimane sta tempestando molti telefonini. Anche all’Avis di Pordenone, così come in quelle del vicino Veneto, sono subito fioccate le chiamate di persone che si vogliono mettere a disposizione. Non servirà, però: l’sms non è altro che una bufala di pessimo gusto.
Non è la prima volta che l’Avis viene più o meno direttamente coinvolta da messaggi sms inventati. Ma questa volta è stato davvero toccato il fondo. Nel messaggio è stato riportato un numero di telefono risultato, poi, inesistente. E così la gente si è rivolta all’Avis e agli organi d’informazione e sono già spuntati i primi volontari disponibili a un’operazione solidarietà per una necessità fortunatamente inesistente.
In merito, il presidente provinciale dell’Avis di Pordenone Francesco Donno ha ribadito che «l’Avis non usa e non ha mai usato questi mezzi per le donazioni. Non è assolutamente così che funziona la rete sangue in Italia, ma su un preciso e coordinato sistema di compensazione e sostegno reciproco tra le varie regioni». A Treviso si è andati anche oltre, visto che il presidente della locale Avis, Gino Foffano, ha detto: «Se gli sms in questione continueranno a essere spediti anche nei prossimi giorni, sporgerò personalmente denuncia contro ignoti».
Il Pordenonese, dal punto di vista delle donazioni di sangue, è per ora autosufficiente. Sono circa 6 mila i donatori attivi sul territorio del Friuli occidentale e l’Avis provinciale - che registra circa 500 nuovi volontari l’anno - non ha bisogno di cercare volontari tramite sms, anche grazie all’altruismo dei donatori pordenonesi. Il sistema trasfusionale italiano è basato sulla donazione volontaria, altruistica e non remunerata, ma soprattutto governata da meccanismi di controllo regionale da una legge dello Stato. Anche il sangue raro viene mappato: grazie alla rete dell’Avis, è possibile garantire ai bisognosi anche sangue particolare, raro.
L’uso degli sms al massimo può riguardare il contatto personale e protetto da privacy che l’associazione di volontariato può effettuare per chiamare il volontario che ha firmato la liberatoria, in caso di richiesta urgente di donazione. Mentre in questo caso gli sms sono arrivati a caso, a chiunque, creando allarme e apprensione.
Quella che, invece, è una vera necessità è l’esigenza di far fronte comune contro la pandemia dell’influenza. All’orizzonte, infatti, potrebbe verificarsi, proprio a causa di questo nuovo virus (ne parliamo nell’articolo a fianco) il rischio di un calo del sangue messo a disposizione dai volontari. «Noi dell’Avis siamo sicuri che i donatori non si tireranno indietro nemmeno questa volta – ha detto in proposito Donno –. L’impegno che ogni volontario del sangue già rivolge alla donazione periodica del proprio sangue ora va diretto alla vaccinazione, in modo che nel periodo di massima diffusione della influenza A non venga meno la disponibilità di sangue ed emocomponenti a favore dei malati che da quella disponibilità dipendono quotidianamente per cure ed interventi medicali. Siamo anche convinti che questo periodo di rischio sangue possa smuovere gli animi di chi non è ancora donatore, ma senta il dovere civile di impegnarsi e fare il passo molto breve che lo porti a donare il proprio sangue». 

martedì 22 settembre 2009

Io faccio la spesa giusta", il mercato equo vale oltre 40 mln di euro

Fonte fairtradeitalia.it


Ottobre all'insegna del commercio equo e solidale, un mercato in crescita continua. Torna infatti dal 17 al 25 ottobre, giunta alla sesta edizione, "Io faccio la spesa giusta", la settimana nazionale organizzata da Fairtrade Italia in collaborazione con Legambiente, Banca popolare Etica, Movimento Consumatori, Arci e Librerie Feltrinelli. I numeri: il mercato è passato in Italia da 39 milioni di euro del 2007 (valore al consumo) ai 43,5 milioni del 2008 e, in tutto il mondo, da 2,3 a 2,9 miliardi di euro.
La settimana coinvolgerà tremila punti vendita della piccola e grande distribuzione, ristoranti e self service. L'iniziativa coinvolgerà infatti i supermercati Auchan, Carrefour, Conad, Coop, Crai, Lidl, Naturasì con promozioni e materiali che evidenzieranno le referenze equosolidali, i ristoranti aderenti a Io faccio la cena giusta, le filiali di Banca popolare Etica, piazze e banchetti organizzati da Legambiente e Movimento consumatori, mentre nelle Librerie Feltrinelli si svolgerà la presentazione del libro "Equo & Solidale. Un ricettario per tutti i giorni" (edizione Tecniche Nuove) che propone più di 100 ricette con ingredienti di commercio equo e solidale.

sabato 5 settembre 2009

Trasparenza per gli aiuti umanitari

Fonte: Cooperazione Italiana allo Sviluppo



”Occorre moralizzare il mercato dell’aiuto umanitario, un mercato in piena espansione, rafforzando i dispositivi di controllo a monte e di valutazione a posteriori, se vogliamo che sia pienamente efficace e che l’aiuto raggiunga davvero le popolazioni bisognose”: è la raccomandazione di un ricercatore francese, Laurent Vidal, ospite a Dakar (Senegal) di una conferenza sul tema dell’antropologia dell’aiuto umanitario allo sviluppo.
In un’intervista al quotidiano Walfadjri, Vidal ha messo in guardia da alcune organizzazioni non governative (Ong) di facciata che hanno solo interessi di lucro. ”Nel momento in cui nel Nord del mondo si pensa di poter aiutare e nel Sud esistono persone che pensano di poter svolgere un ruolo d’intermediazione – ha sostenuto il ricercatore - viene a crearsi un mercato, con il rischio di assistere a sottrazioni di fondi”.
D’altro canto, aggiunge Vidal, senza Ong sta ai governi gestire gli aiuti nella massima trasparenza, una condizione non sempre garantita. Partendo dal caso dell’Arca di Zoe, organizzazione francese protagonista nel 2007 di uno scandalo di adozioni illegali di bambini del Ciad, Vidal ha guidato una ricerca sul tema dell’”antropologia dell’aiuto umanitario e dello sviluppo” e i suoi effetti sulle dinamiche sociali. (Misna)

venerdì 4 settembre 2009

Necessario più controllo sugli aiuti umanitari e sulle ong?

Fonte: Lentespessa


Da Dakar, dove partecipa a una conferenza sull'antropologia dell'aiuto umanitario allo sviluppo, il ricercatore francese Laurent Vidal, fa riflettere sul rischio che talvolta si corre che le iniziative di aiuto umanitario portate avanti dalle ONG (Organizzazioni Non Governative) si trasformino in iniziative commerciali con l'unico fine del lucro personale dei promotori. E' dal 2007 che Vidal sta lavorando a una ricerca sul tema dell'antropologia dell’aiuto umanitario e dello sviluppo”, sulle sue dinamiche e sui suoi effetti sulle comunità destinatarie delle azioni di aiuto. In quell'anno purtroppo una ONG francese, l'Arca di Zoe, fu coinvolta in uno scandalo di adozioni illegali di bambini del Ciad. E dopo 2 anni di ricerca, Laurent Vidal è arrivato alla conclusione che probabilmente occorre moralizzare e controllare tutte le realtà protagoniste di aiuti umanitari, in quanto vi sono alcune ONG che sono tali solo di facciata, mentre in realtà hanno solo interessi di lucro. Del resto, sottolinea Vidal, quello degli aiuti umanitari può essere percepito come un mercato in via di espansione, dove alcuni facoltosi del Nord del mondo si possono inserire per fare affari grazie alla complicità di intermediari del posto che vogliono arricchirsi; il tutto sotto la facciata dell'aiuto umanitario. L'appello di Vidal si propone quindi come invito a controllare che i soldi che vengono mandati nei paesi in via di sviluppo dai paesi più ricchi arrivino veramente alle persone che più ne hanno bisogno.


martedì 18 agosto 2009

Gli aiuti umanitari sono un business. Ma solo per le Ong

Linda POLMAN
Intervista di Paolo Bracalini 

Fonte: Il Giornale

Linda Polman conosce il mondo della beneficenza da molto vicino. Non solo per aver scritto due libri sul tema (Onu. Debolezze e contraddizioni di una istituzione indispensabile per la pace e il recentissimo “L’industria della solidarietà”) ma anche per aver fatto la volontaria in Africa, per anni, come esperta della Nazioni Unite. Ha insomma visto di persona come funziona la macchina degli aiuti, l’industria della bontà. Ma l’idea che se n’è fatta è molto lontana dalle promesse delle pubblicità progresso.

La solidarietà è un business?

Linda POLMAN: «Sì. Decine di migliaia di persone sono impiegate in decine di migliaia di Ong - piccole, internazionali, locali -. È un sistema che muove miliardi e che conta un numero esorbitante di organizzazioni: 37mila. I soldi sono tanti, insieme formerebbero il Pil della quinta potenza mondiale. Le Ong fanno a gara tra loro per aggiudicarsi questa montagna di fondi, i dollari degli aiuti. Come qualunque impresa privata, guardano ai soldi. Se una Ong vuole sopravvivere in questa competizione deve darsi da fare per fare progetti che attirino l'interesse dei donors, dei benefattori. Ma questo non è necessariamente un fatto positivo».

E perché no?

Linda POLMAN: «Perché c’è un meccanismo perverso: chi dona i soldi sceglie l'organizzazione umanitaria in base all'efficienza, alla rapidità, certo, ma anche sulla base della notorietà dell'associazione, dal fatto di essere rappresentata magari da personaggi che compaiono in tv. È successo spesso che le Ong pagassero dei testimonial o dei bravi pierre per accreditarsi tra i supporter finanziari. Il colonnello Ojukuwu in Biafra si fece assistere da un ufficio di pubbliche relazioni di Ginevra per invitare i giornalisti europei a raccontare e filmare la fame nel Biafra. Ovviamente il colonnello poi confiscò parte degli aiuti per il suo esercito e per comprare armi. Ma anche i palestinesi ricorrono a esperti di comunicazione».

Ma poi le Ong si renderanno utili nelle zone svantaggiate.

Linda POLMAN: «Dipende da cosa si intende con “essere utili”. Le racconto un episodio vissuto in prima persona. Eravamo in Sierra Leone, c’erano moltissime vittime della guerra civile con braccia o gambe amputate. Le Ong erano chiamate lì per fornire arti artificiali. Siccome una Ong “guadagnava” più sovvenzioni a seconda del numerodi arti artificialiche “piazzava” in Sierra Leone, si scatenò una competizione incredibile tra le organizzazioni umanitarie per diffondere le proprie protesi.Una Ong arrivò a distribuire braccia artificiali già munite di orologio al polso, per battere la concorrenza. Altre Ong hanno risolto la faccenda portando gli amputati della Sierra Leone direttamente in Usa o Germania, per impiantarele proprie protesi e ricevere i finanziamenti governativi».

Insomma sembra che la bontà c’entri meno del business...

Linda POLMAN: «È un mercato anche quello della solidarietà, che si combatte con le armi proprie del mercato. In più qui c’è un drammatico problema: i soldi spesso finiscono non ai bisognosi, ma ai dittatori responsabili di carestie e stermini».

Perché non si riesce a controllare dove finisce il flusso di denaro?

Linda POLMAN: «È difficile, se non impossibile. Che si tratti di democrazie, dittature o governi militari, sono sempre le autorità locali a decidere a quali condizioni e in che modo gli aiuti economici devono essere spesi. Se la loro decisione è rubare, gli aiuti umanitari li aiuteranno a rimanere al potere. Il problema è che i disastri umanitari non succedono mai nelle democrazie, ma in posti orribili con pessimi governi o dove i governi sono sostituiti da una banda di ribelli o guerriglieri».

Quindi alla fine gli aiuti «aiutano» spesso i criminali?

Linda POLMAN: «La solidarietà è un business anche per le parti coinvolte in una guerra civile. Sono un ingrediente fisso nelle strategie di guerra, ognuna delle parti in causa cerca di aggiudicarsi la fetta più grande di aiuti e di fare in modo che i nemici ne abbiano il meno possibile».

Ecco quello che lei chiama «il dilemma del lager nazista»...

Linda POLMAN: «Immaginiamo di essere nel 1943 e di guidare un’organizzazione umanitaria. Ci chiamano per portare degli aiuti nei campi di concentramento nazisti, ma la condizione è che chi sta alla direzione di quei campi stabilisca quanta parte andrà ai prigionieri e quanta invece andrà al personale nazista».

E il dilemma come si risolve?

Linda POLMAN: «Le organizzazioni umanitarie, per come agiscono nella prassi, non avrebbero dubbi: porterebbero gli aiuti ai nazisti».

mercoledì 8 aprile 2009

Sciacallaggio: attenti alle false donazioni per l’Abruzzo

Fonte: Anti-Phishing Italia

Purtroppo è accaduto. Gli sciacalli sono attivi anche sul web e sfruttando l’onda emotiva degli italiani si fingono benefattori per i terremotati dell’Abruzzo, ma in realtà arricchiscono solo le loro tasche. Da Facebook, ai siti per gli annunci agli sms, appena 24 ore dopo il sisma la lista delle truffe si arricchisce, la prima segnalazione parte proprio dal noto sito di social network americano, dove un fantomatico nipote del noto giornalista sportivo Carlo Pellegatti ha avviato una falsa raccolta di fondi promosso anche da Mediaset e dalla squadra di calcio del Milan.

La conferma delle truffa arriva dallo stesso Pellegatti che smentisce “Non ho nessun nipote che si chiama Marco, non sono iscritto a Facebook e, soprattutto, non esiste nessuna raccolta fondi organizzata da Milan e Mediaset”. Il giornalista ha dichiarato inoltre di aver allertato l’ufficio legale di Mediaset e presenterà denuncia presso la polizia postale.
Nel pomeriggio in un noto sito di annunci on-line qualcuno titolava: “Volete dare un Aiuto Immediato per il Terremoto in Abruzzo? Inviate le vostre Offerte a partire da Euro 2,00 Intestate alla Carta ecc..”. La truffa è stata prontamente rimossa, tuttavia dopo un nostro controllo (ore 23.44) emerge un quadro inquietante infatti si contano sul portale Kijiji una serie di annunci sospetti nei quali non viene fornito immediatamente il numero di carta o conto presso i quali effettuare la donazione, bensì improvvisate e-mail da contattare non facenti parte ad enti o associazioni riconosciute. Ulteriori informazioni nelle prossime ore.
L’associazione per i diretti degli utenti e consumatori (ADUC) invita a prestare la massima attenzione nel numero digitato per l’invio degli sms di beneficenza, il numero corretto è 48580. La numerazione messa a disposizione congiuntamente dagli operatori di telefonia mobile Tim,Wind,Vodafone e 3 consente di donare 1 euro alla Protezione Civile. L’allarme nasce dalla possibilità prevista dal piano di numerazione nazionale di utilizzare i numero 48xxx sia per scopi benefici che per attività meno nobili. Quindi è sufficiente sbagliare un solo numero per non donare nulla e ritrovarsi abbonati in servizi di chat erotiche o acquistare loghi e suonerie.
Anche l’e-mail fa la sua parte. Ma questa volta in maniera veritiera. Circola in questa ore un messaggio dal titolo “AIUTI PER L’ABRUZZO…FARE GIRARE…SUBITO!” il quale contiene informazioni per effettuare donazioni per enti ed associazioni, insieme ad altre notizie utili per fornire il proprio contributo. L’e-mail è vera e non contiene informazioni truffaldine. Ad ogni modo prima di effettuare donazioni o richiedere informazioni è consigliato di verificare prima i dati in rete, inserendo il nome dell’associazioni o le coordinate del conto corrente nel quale effettuare la donazione, in quanto non si esclude la possibilità di infiltrazioni di e-mail truffa che riportino nomi di associazioni realmente esistenti ma numeri di conto o carte di credito intestate ad ignobili truffatori.




venerdì 13 marzo 2009

AUSTRALIA - Via libera ai finanziamenti per le Ong che eseguono aborti

Fonte: aduc.it


Il governo laburista australiano segue l'esempio dell'amministrazione Obama a Washington, ed elimina il bando imposto 13 anni fa dal precedente governo conservatore sugli aiuti internazionali a Ong che eseguono aborti o forniscono informazioni in materia. Il ministro degli esteri Stephen Smithha annunciato oggi che il governo ha deciso di cambiare le linee guida su questo genere di aiuti 'perche' le donne nei paesi in via di sviluppo possano accedere alla stessa gamma di servizi di pianificazione familiare di cui dispongono le donne in Australia'. 'E' stata una decisione difficile, in un'area delicata, in cui le opinioni sono forti e molto personali', ha detto Smith. 'Abbiamo avuto consultazioni approfondite e la maggioranza dei parlamentari laburisti la considera la decisione piu' corretta. Il premier Kevin Rudd, devoto anglicano, ha detto al gruppo parlamentare laburista che pur non condividendo il cambiamento, lo accetta. Ha poi annunciato che l'Australia fornira' nuovi aiuti pari a 7,5 milioni di euro in quattro anni, tramite agenzie dell'Onu e Ong, per la pianificazione familiare e per attivita' di salute della riproduzione, per ridurre le morti in maternita'.   

mercoledì 25 febbraio 2009

Il business solidale

di Marco Cedolin
Fonte. senzasoste.it

Quello della solidarietà internazionale è un universo estremamente composito che negli ultimi decenni ha conosciuto una crescita esponenziale in grado di stravolgere in profondità tanto gli obiettivi originari dei progetti quanto le dinamiche attraverso cui le varie organizzazioni interagiscono con le realtà specifiche all’interno delle quali si trovano ad operare.

Si stima che nel mondo siano attive ad oggi almeno 50.000 ONG che ricevono oltre 10 miliardi di dollari annui di finanziamenti ed occupano centinaia di migliaia di operatori distribuiti su vari livelli, più della metà dei quali provenienti dai paesi occidentali. La sola Associazione delle ONG Italiane raggruppa 160 organizzazioni, si interessa di 3.000 progetti in 84 paesi del mondo, occupa 5.500 persone e gestisce 350 milioni di euro l’anno.

Se un tempo dedicarsi alla solidarietà internazionale rappresentava una scelta di vita “per pochi”ardimentosi idealisti che avevano deciso di mettersi al servizio del prossimo, oggi quello in mano alle ONG è un vero e proprio mercato economico gestito attraverso le regole del marketing da professionisti della “solidarietà” formati per mezzo di master universitari e corsi di specializzazione che abbracciano le tematiche più svariate spaziando dal peacekeeping al commercio equo, alla cooperazione allo sviluppo.

Proprio fra le pieghe del termine “sviluppo” impropriamente usato ed abusato quale sinonimo di benessere e prosperità, si può cogliere l’approccio strumentale attraverso il quale l’occidente interagisce nei confronti di società e culture differenti, senza prestare alcuna attenzione alle singole specificità.

Il sistema politico ed economico occidentale, caratterizzato dal consumismo più sfrenato, dalla mercificazione dell’esistente, dall’appiattimento dei valori morali ed umani sull’altare dell’economicismo, viene assunto come “modello” da esportare dappertutto in un mondo che si vuole sempre più globalizzato e convertito ai dogmi del sistema sviluppista. Colonialismo e neocolonialismo hanno sradicato culture millenarie ed economie di sussistenza basate sul rapporto armonico con la natura, attraverso guerre ed invasioni spesse volte definite ipocritamente preventive o umanitarie, causando l’impoverimento d’interi continenti, la cui popolazione è stata costretta a “competere” nell’arena della modernità industriale senza avere i requisiti per poterlo fare.

Il modello occidentale basato sul miraggio della crescita infinita continua a fagocitare nuovi popoli e nuovi territori, alla perenne ricerca dell’energia che gli consenta la sopravvivenza e del “capitale umano” necessario ad alimentare la macchina di produzione. Si tratta di un atteggiamento invasivo e distruttivo attuato con supponenza senza il minimo rispetto per le differenze politiche e culturali, in totale spregio di ogni dimensione comunitaria di scambio e reciprocità locale. La cultura dello “sviluppo” forte della propria aggressività e dei falsi valori di civiltà di cui si fregia in maniera arbitraria ed autoreferenziale, continua ad imporre sé stessa in totale spregio delle altre culture, degli stili di vita differenti e del diritto all’autodeterminazione dei popoli.

L’universo della solidarietà internazionale si muove nell’alveo della cultura sviluppista, proponendosi di porre rimedio alle devastazioni create dallo sviluppo, proprio attraverso pratiche politiche, sociali ed economiche che si basano sullo stesso concetto di sviluppo, il più delle volte corredato dall’aggettivo sostenibile. Il corto circuito logico alla base di un simile progetto risulta evidente ed esso va letto alla luce delle profonde trasformazioni che dagli anni 80 ad oggi hanno caratterizzato le organizzazioni dedite alla solidarietà, limitandone in profondità l’autonomia di movimento. Abbandonato lo spontaneismo le ONG hanno dovuto nel corso degli anni assumere una veste molto più strutturata, al fine di essere riconosciute dai grandi organismi mondiali e dai governi nazionali, in modo da potere avere accesso ai finanziamenti e agli sgravi fiscali.

Tale trasformazione suffragata dalla necessità di evitare sprechi, disfunzioni e malversazioni ha in realtà contribuito a rendere il settore poco trasparente, arrivando ad incidere in maniera notevole sulla stessa natura “non governativa” delle organizzazioni. La possibilità per le ONG di realizzare progetti di assistenza ed aiuto accedendo ai finanziamenti necessari è infatti subordinata al riconoscimento a loro accordato da parte dell’ONU, della UE, della Banca Mondiale e degli altri organismi governativi. Questo fa si che i progetti delle organizzazioni umanitarie finiscano per doversi conformare agli interessi dei propri “donatori” anziché alle esigenze reali delle persone interessate, creando in questo modo una sorta di sudditanza fra coloro che si propongono di lenire le sofferenze e quegli organismi governativi che hanno contribuito al loro dilagare.

Sostanzialmente l’azione delle ONG, nonostante l’impegno e la buona fede di molti fra coloro che in esse si adoperano, sta diventando sempre più funzionale agli obiettivi politici ed economici dei governi e le organizzazioni umanitarie si ritrovano sempre più spesso costrette ad assecondare le strategie militari, fino a diventare parte integrante dei processi di “stabilizzazione” successivi ai conflitti armati, nella misura e nei modi voluti dai vertici degli eserciti. Così come è accaduto e sta accadendo nella ex Jugoslavia, in Afghanistan e in Iraq le ONG hanno finito per interpretare il ruolo ambiguo di garanti del processo di democraticizzazione ottenuto tramite “l’esportazione armata” della cosiddetta democrazia liberale che ha imposto lo smantellamento di qualsiasi forma di democrazia di base, partecipazione alla gestione del bene e comune e aggregazione sociale esistente in loco.

Altrettanto spesso le ONG si ritrovano a gestire il cospicuo business degli aiuti con la partecipazione degli elementi più opportunisti della vecchia classe dirigente, contribuendo a creare una sorta di elite composta da una ristretta cerchia di funzionari il cui potere è determinato dall’ingente disponibilità di risorse finanziarie in loro possesso.

Un esempio su tutti delle contraddizioni che caratterizzano il mondo della solidarietà ci è stato fornito dalla recente storia dell’Afghanistan. Nel 2001 tutte le ONG presenti in loco lasciarono Kabul prima dell’attacco americano, proprio quando sarebbe stato maggiormente necessario l’intervento umanitario. A guerra finita tornarono più numerose di prima con corredo di jeep nuove fiammanti e grandi disponibilità di denaro, parte del quale fu usato per affittare o acquistare immobili a prezzi di molte volte superiori a quelli di mercato.

La maggior parte del denaro donato alle organizzazioni umanitarie spesso non raggiunge infatti coloro che soffrono ma viene dissipato nei mega stipendi e rimborsi spese degli alti dirigenti, nella remunerazione generosa degli altri dipendenti, negli affitti o acquisti d’immobili e autovetture e in altre spese accessorie non sempre indispensabili, con la prerogativa di privilegiare negli acquisti di prodotti e servizi le aziende del paese che fa le donazioni.

Il mondo della solidarietà riflette in larga misura le storture della nostra società occidentale ed ha ormai tutti i connotati di un business in espansione all’interno del quale molti ambiscono a ritagliarsi una “posizione” per motivi di profitto e di prestigio. La presenza delle ONG “allineate” è gradita tanto alla politica che attraverso di esse purifica la propria immagine e la propria coscienza, quanto agli apparati militari che ne sfruttano le capacità stabilizzatrici, quanto ai grandi poteri economici e finanziari che usano le organizzazioni umanitarie come teste di ponte per cogliere le grandi opportunità connesse alla ricostruzione.

Nonostante molte persone siano animate dalle migliori intenzioni ed operino in totale buona fede, larga parte delle ONG si è ormai discostata dagli obiettivi di solidarietà ed aiuto del prossimo che dovrebbero essere la base di ogni progetto umanitario.

Si può infatti aiutare veramente gli altri solamente riconoscendoli come tali, rispettando la loro identità culturale e attribuendo loro la nostra stessa dignità. Qualunque forma di solidarietà matura deve essere vissuta all’insegna della reciprocità e non può prescindere dal rispetto delle peculiarità del prossimo, senza la pretesa di volerlo “convertire” ed appiattire sulla falsariga del nostro modello di società, senza doverlo per forza di cose considerare un “selvaggio” in via di sviluppo.

giovedì 15 gennaio 2009

Come risparmiare facendo beneficenza

di LucAtMe
Fonte: it.ewrite.us

Come una buona azione può trasformarsi anche in un risparmio per il portafoglio: ottenere la deduzione dalle tasse per le donazioni effettuate in beneficenza.


Istruzioni

  1. Innanzitutto, verificate se l’ente (ONG, ONLUS, libera associazione) a cui intendete donare i vostri soldi sia nella lista delle organizzazioni riconosciute per farvi ottenere i benefici fiscali: l’elenco (in continuo aggiornamento) è facilmente visibile sul sito del Ministero degli Esteri (http://www.esteri.it).
  2. Tenete presente che nella vostra dichiarazione dei redditi dovrete allegare la ricevuta della donazione, quindi dovrete necessariamente effettuare il pagamento tramite carta di credito (o equivalente), assegno bancario o circolare, bonifico bancario, versamento postale.
  3. Effettuate la donazione con uno dei metodi sopra indicati e stampate la ricevuta relativa.
  4. Nella vostra prossima dichiarazione dei redditi, potete dedurre fino al 10% del reddito globale dichiarato (per un importo massimo di 70 mila euro).
  5. Se vi rivolgete ad un commercialista per la redazione della vostra dichiarazione dei redditi, ricordatevi di portargli le ricevute. Stesso discorso per un centro CAAF.
  6. Ritenetevi a buona ragione doppiamente soddisfatti: avete aiutato qualcuno che ne aveva bisogno, e avete risparmiato una piccola somma!