mercoledì 20 dicembre 2006

False Ong e truffe: come difendersi

di Andrea Cairola


Fonte: La Stampa

A Milano i presidenti dell’associazione «l'Amore del bambino» sono stati arrestati sabato scorso con l’accusa di appropriazione indebita per essersi comprati ville e auto di lusso con donazioni destinate ad aiutare bambini gravemente malati a operarsi all’estero. Altri arresti il giorno prima in provincia di Bari tra i dirigenti di una società di Monopoli che, sotto le false apparenze di una onlus, sfruttava decine di lavoratori spacciandoli per volontari. 


Le mele marce e i truffatori ovviamente esistono in tutti i campi. Ma come può fare un cittadino per evitare che le sue donazioni siano usate indebitamente? O un negoziante per sapere se il salvadanaio che ospita vicino alla cassa raccoglie veramente a fin di bene? 


La prima e fondamentale regola è che una ong seria e che non ha nulla da nascondere, in genere aderisce a una politica di trasparenza informativa nei confronti di membri, attivisti, beneficiari, sostenitori e pubblico in genere. Se si parla di grandi ong nazionali, di solito la trasparenza informativa può essere verificata nel sito Internet, dove è scaricabile un bilancio sociale con rendiconto finanziario e gestionale e spesso certificato da un revisore dei conti. 


Per farsi un’idea su come sono fatti i bilanci sociali di pubblico dominio, tra le tante associazioni nazional a titolo di esempio si possono consultare i bilanci di Amnesty Italia, Azione Aiuto, Coopi, Emergency, Legambiente, e Gruppo Abele . 


Se si ha un dubbio su una voce di un bilancio sociale si può contattare l’ufficio donazioni dell’associazione interessata, che, se aderisce a uno dei vari codici di condotta e «carte etiche» sulla trasparenza, in genere è impegnato a rispondervi esaurientemente e in tempi ragionevoli. Mentre un dubbio sull’autenticità di un bilancio può essere fugato anche contattando direttamente il revisore dei conti. 


Altro tipo di verifiche sono quelle dirette, partecipando alle iniziative di sensibilizzazione e visitando i progetti e le sedi, in Italia o mentre si è in viaggio all’estero. O chiedendo ad amici che hanno visitato le attività di una organizzazione. 


L’esperienza diretta e il passaparola sono anche l’unica verifica possibile per le piccole associazioni che spesso, anche se serie e in buona fede, ovviamente non hanno nè l’obbligo nè la possibilità di redigere un bilancio sociale completo e certificato e di metterlo a disposizione del pubblico in Internet. 


Per le piccole ong invece il fatto che siano «ufficialmente» registrate non è necessariamente indizio di buona fede. Per esempio la sedicente associazione «l’Amore del Bambino» coinvolta nello scandalo di Milano, era riconosciuta dalla regione Lombardia ed era iscritta al registro delle associazioni di volontariato. D’altro canto ci sono dei comitati informali di cittadini che, senza nessun tipo di registrazione, organizzano delle collette di beneficienza per finalità egregie e amministrando le donazioni con onestà. 

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