venerdì 7 ottobre 2011

"Falsa beneficenza" e reati di truffa

di Simona Carandente
Fonte: ilmediano.it

In giro c’è gente senza scrupoli, è meglio che si sappia. Come quella di cui raccontiamo nell’articolo, che ha raggirato persone serie e sensibili impegnate a dare una mano ai più bisognosi.

Raccolta fondi, serate di beneficenza, richieste di contributi a scopo benefico: quanti di noi si trovano, più o meno quotidianamente, a doversi fronteggiare con l’enorme matassa di richieste di denaro, provenienti da più fonti, finalizzate ad aiutare persone bisognose e non in grado di provvedere neanche alle più elementari esigenze di salute? Non è assolutamente semplice, difatti, capire in quali mani affidare il proprio denaro, nella certezza che vada effettivamente a destinazione, senza che persone senza scrupoli se ne approprino, vanificando così gli sforzi degli offerenti e raggirando, di fatto, gli ignari beneficiari.
In tempi recenti, una coppia di coniugi si è rivolta all’avvocato: i due, fondatori e sostenitori di un’associazione di beneficenza molto nota sul territorio campano, erano stati contattati da una società organizzatrice di eventi. Quest’ultima, evidentemente sensibile a dinamiche di natura filantropica, aveva pensato di indire una cena di beneficenza, con tanto di personaggi famosi rigorosamente partenopei, il cui ricavato sarebbe stato destinato, per intero, proprio all’associazione. Sia sui biglietti della manifestazione che sulle locandine della stessa, sparse copiosamente in tutta la città, campeggiava a chiare lettere l’intento di devolvere l’intero ricavato in beneficenza, rafforzando pertanto in chi leggeva il convincimento della buona fede dell’iniziativa.
Tuttavia, al momento della resa dei conti, i coniugi ebbero un’amara sorpresa: a serata conclusa e con un grosso numero di biglietto venduto, con il pretesto di dover affrontare spese non previste, quale il fitto della sala e la corresponsione di emolumenti agli ospiti famosi, la società organizzatrice si era di fatto tirata indietro, adducendo di non essere in grado di poter devolvere all’associazione no profit neanche un euro. Un caso del genere concretizza, senza ombra di dubbio, il reato di cui all’art. 640 c.p., ovvero quello di truffa, che si realizza quando chiunque, con artifici e raggiri, inducendo taluno in errore, si procuri un ingiusto profitto con altrui danno.
La società organizzatrice, difatti, ha in sostanza utilizzato il buon nome dell’associazione, oltre che il forte richiamo dello scopo benefico, per far cadere in errore gli ignari malcapitati, facendo loro credere che il loro denaro servisse a nobili scopi di natura sociale e filantropica, come del resto espresso a caratteri cubitali, esponendoli peraltro i responsabili dell’associazione a dover dar conto del tutto anche di fronte agli altri organi sociali.
Ai due coniugi, pertanto, non resterà che adire l’autorità giudiziaria, presentando apposito atto di querela, procedendo al contempo alla rettifica degli intenti manifestati sulle locandine e sui biglietti, in un’ ottica di estrema correttezza nei confronti degli ignoti benefattori. 

Nessun commento:

Posta un commento