giovedì 17 novembre 2011

Le donazioni nell’era di internet e dei cellulari: "Poco utili, il mercato è saturo"


Fonte: affaritaliani
L’avvento di internet, il suo consolidamento e, in tempi più recenti, l’evoluzione dei telefoni cellulari e degli smartphone hanno stravolto il mondo delle donazioni. Non più eventi pubblici, incontri, dibattiti: oggi il fundraising vive on line. Ma questo nuovo fenomeno ha luci e ombre, evidenziate da Elena Bellio, Luca Buccoliero e Giorgio Fiorentini dell’Università Bocconi nella ricerca “Creare valore per le organizzazioni non profit: fundraising e telefonia mobile” (un riassunto è pubblicato nella rivista Areté, n. 3/2011).
Secondo i ricercatori - che hanno illustrato i risultati durante la presentazione delle “Linee guida per le buone prassi e la raccolta dei fondi nei casi di emergenza umanitaria” - a oggi il 14% delle charities sta già utilizzando i telefoni cellulari come strumento di comunicazione, mentre un 30% è interessato a entrare in gioco. “Il mondo mobile - spiegano - si sta rivelando un incredibile laboratorio di innovazione digitale, che consente di sviluppare una campagna di raccolta fondi minimizzando i costi, ma aumentando il più possibile i ricavi”.
Sono molti i possibili sistemi di “mobile fundraising” disponibili oggi, ma il più comune resta l’sms solidale, che prevede l’addebito della donazione nel conto telefonico o, meno frequente, sulla carta di credito. “Ad oggi – riferiscono i ricercatori – l’sms solidale è diventato un servizio indifferenziato e indifferenziante. Il risultato è che le diverse campagne si sovrappongono e spesso le persone non ricordano neppure a chi o perchè hanno devoluto il denaro”.
Certo, il cellulare vanta molti punti a favore: è uno strumento di uso quotidiano, è alla portata di tutti, offre una vasta gamma di servizi e consente un’interazione in tempo reale. Ma i lati negativi del “mobile fundraising” non mancano: innanzitutto il mercato è quasi saturo e questo fa salire i costi di attivazione delle campagne. Inoltre, si può donare un importo limitato e non si crea un rapporto diretto tra organizzazione e donatore. Inoltre, i tempi per disporre delle donazioni sono molto dilatati: “Spesso, nel caso di donazioni tramite sms, intercorrono anche 90 giorni” avvertono i ricercatori.
Questi problemi si inseriscono in un quadro italiano che deve già fare i conti con alcuni nodi critici di fondo. Il primo è la presenza di “molti piccoli bilanci”: il 54,9% delle organizzazioni ha meno di 15 mila euro l’anno, mentre il 30,7% ha tra 15mila e 500 mila euro l’anno. Poche organizzazioni, quindi, detengono la fetta più grande di risorse: “Il 9% delle organizzazioni ha l’88,8% delle entrate, mentre il 91% delle organizzazioni ha il 12% delle entrate” concludono i ricercatori, che ricordano anche che il fundraising non finanzia allo stesso modo tutte le cause sociali. In generale le donazioni ammontano a 3,7 miliardi di euro: di questi 2,6 sono da reddito, mentre 

mercoledì 16 novembre 2011

Truffa sponsorizzazioni, arrestato armatore della Delcomar

Giro fatture false per 3 mln. C'e' anche onlus sci club sul mare.


Fonte ANSA 


OLBIA - Un giro di fatture false per circa 3 mln di euro e' stato scoperto in Gallura dalla Gdf che ha arrestato tre imprenditori di La Maddalena, tra cui l'armatore della Delcomar, Franco Del Giudice. Con lui ai domiciliari sono finiti Angelo Serra e Salvatore D'Apice. I tre dal 2004 al 2010 avrebbero creato associazioni sportive e Onlus utilizzandole per emettere false fatture di sponsorizzazioni che consentivano di creare costi fittizi abbattendo cosi' il reddito e le imposte da versare. Tra le Onlus si annovera anche il singolare ''Sci club Saint Tropez'' con sede sul mare, a La Maddalena.

False onlus per scaricare le spese Arrestati tre imprenditori galluresi

di Michele Spanu
Fonte: Sassari Notizie


Il giro di affari si estendeva in tutto il nord dell'isola.



SASSARI. Avevano fatto ricorso a tutta la loro immaginazione per creare una lunga serie di onlus e associazioni sportive dilettantistiche che in realtà non esistevano. L'obiettivo era molto chiaro: emettere centinaia di false fatture per "sponsorizzazioni" e creare così costi fittizi che consentivano di scaricare le spese e, di conseguenza, versare meno imposte al fisco. Oggi però l'avventura di tre imprenditori galluresi è finita quando i finanzieri del gruppo di Olbia e della tenenza di Palau hanno bussato alla porta delle loro abitazioni alla Maddalena per arrestarli. Le ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari sono state emesse dal Gip del Tribunale di Tempio Pausania su richiesta della Procura tempiese, ma il giro di false fatture andava al di là dei confini della Gallura e coinvolgeva anche la provincia di Sassari e il resto dell’isola. L'intera indagine vede il coinvolgimento di 18 soggetti economici (persone, società sportive dilettantistiche e Onlus) con sede nell’isola de La Maddalena. I reati accertati tra il 2004 ed il 2010 sono quelli di associazione a delinquere finalizzata all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e presentazione di dichiarazioni fraudolente ai fini fiscali. Uno dei tre arrestati è anche indagato per diversi casi di truffa ai danni di enti pubblici (in questo caso la Provincia di Olbia-Tempio) per aver indebitamente ottenuto vari finanziamenti pubblici grazie al raggiro. Tra le onlus create "ad arte" si annovera anche il singolare "Sci club Saint Tropez" con sede in riva al mare, nel pieno centro della Maddalena. 





sabato 12 novembre 2011

SPAGNA. Genero del re indagato: malagestione di ente non profit

di Gabriella Meroni
Fonte: VITA

Il duca Inaki Urdangarin si sarebbe appropriato di 1 milione di euro sottratti a un ente benefico


Inaki Urdangarin, genero del re di Spagna Juan Carlos, potrebbe essere coinvolto in un caso di corruzione, secondo quanto riportato dal quotidiano spagnolo El Pais. Stando a quanto detto da alcune fonti, il procuratore dell'ufficio anticorruzione vorrebbe interrogare i testimoni ed esaminare i dati in possesso della polizia prima di accusare formalmente l'ex pallamanista Urdangarin, 43 anni, marito della principessa Cristina. Il duca di Palma di Maiorca e il suo socio in affari, Diego Torres, sono sospettati di essersi appropriati di circa 1 milione di euro tra il 2004 e il 2006, quando Urdangarin si trovava a capo dell'associazione non profit Noos Institute, che si occupa di responsabilità sociale d'impresa. Al momento non ci sono state dichiarazioni di Urdangarin o del palazzo reale.

giovedì 10 novembre 2011

Missione Arcobaleno il processo a Bari va verso la prescrizione

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno


BARI – Va verso la prescrizione di tutti i reati il processo che è ancora alle fasi preliminari e che è scaturito dalle indagini avviate 12 anni fa dalla procura di Bari della Repubblica sulla gestione della Missione Arcobaleno, l'operazione umanitaria voluta nel 1999 dal governo D’Alema in Albania per sostenere i kosovari in fuga dalla loro terra bombardata dalla Nato in conseguenza dell’intervento contro la Serbia. Nell’udienza in cui i giudici della seconda sezione collegiale del tribunale di Bari avrebbero dovuto sciogliere le riserve sulle questioni preliminari, la Procura, d’accordo con i difensori degli imputati, ha chiesto un ulteriore rinvio preliminare per giungere a una declaratoria predibattimentale della prescrizione di tutti i reati. Molti reati sono già prescritti, altri si prescriveranno nei prossimi mesi. L'ultimo si prescriverà il 28 aprile 2012. Un tempo troppo breve per istruire un processo che conta 17 imputati e oltre 100 testimoni.


Il collegio ha accolto la richiesta delle parti e rinviato il processo al 17 maggio 2012, quando tutti i reati saranno ormai prescritti. Il processo è cominciato a Bari il 10 febbraio 2011.


A giudizio ci sono 17 persone tra cui l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Franco Barberi, all’epoca dei fatti capo della Protezione civile. Barberi è accusato di associazione per delinquere assieme col suo segretario, Roberto Giarola, col capo della missione, Massimo Simonelli, col capo del campo profughi di Valona, Luciano Tenaglia, col volontario della protezione civile, Alessandro Mobono, e con Emanuele Rimini, Luca Provolo e Antonio Verrico. Nei loro confronti si sono costituiti parte civile la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno, che non saranno mai risarciti.


L'inchiesta sulla missione umanitaria portò, il 20 gennaio del 2000, all’arresto (per tre mesi) di quattro persone: Simonelli, Mobono, Tenaglia e la dipendente della protezione civile Silvia Lucatelli, tutti a giudizio e tutti prossimi all’assoluzione per prescrizione dei reati.


Le indagini furono avviate dall’allora pm della procura barese Michele Emiliano, che le condusse sino al 2004, quando si candidò e divenne sindaco di Bari. L’inchiesta fu quindi ereditata dall’allora procuratore aggiunto di Bari Marco Dinapoli, dal settembre 2009 procuratore a Brindisi. Dal 5 febbraio 2009, data prevista per l’inizio del processo, il collegio dei giudici è cambiato quattro volte e la prima udienza è stata rinviata sette volte in due anni.


Tra le questioni preliminari sollevate nelle scorse udienze dai difensori, oggi congelate, anche quella sulla incompetenza territoriale, che se accolta avrebbe fatto tornare indietro il processo trasferendolo a Roma, a 12 anni dai fatti.