giovedì 10 novembre 2011

Missione Arcobaleno il processo a Bari va verso la prescrizione

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno


BARI – Va verso la prescrizione di tutti i reati il processo che è ancora alle fasi preliminari e che è scaturito dalle indagini avviate 12 anni fa dalla procura di Bari della Repubblica sulla gestione della Missione Arcobaleno, l'operazione umanitaria voluta nel 1999 dal governo D’Alema in Albania per sostenere i kosovari in fuga dalla loro terra bombardata dalla Nato in conseguenza dell’intervento contro la Serbia. Nell’udienza in cui i giudici della seconda sezione collegiale del tribunale di Bari avrebbero dovuto sciogliere le riserve sulle questioni preliminari, la Procura, d’accordo con i difensori degli imputati, ha chiesto un ulteriore rinvio preliminare per giungere a una declaratoria predibattimentale della prescrizione di tutti i reati. Molti reati sono già prescritti, altri si prescriveranno nei prossimi mesi. L'ultimo si prescriverà il 28 aprile 2012. Un tempo troppo breve per istruire un processo che conta 17 imputati e oltre 100 testimoni.


Il collegio ha accolto la richiesta delle parti e rinviato il processo al 17 maggio 2012, quando tutti i reati saranno ormai prescritti. Il processo è cominciato a Bari il 10 febbraio 2011.


A giudizio ci sono 17 persone tra cui l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Franco Barberi, all’epoca dei fatti capo della Protezione civile. Barberi è accusato di associazione per delinquere assieme col suo segretario, Roberto Giarola, col capo della missione, Massimo Simonelli, col capo del campo profughi di Valona, Luciano Tenaglia, col volontario della protezione civile, Alessandro Mobono, e con Emanuele Rimini, Luca Provolo e Antonio Verrico. Nei loro confronti si sono costituiti parte civile la presidenza del Consiglio dei ministri e il ministero dell’Interno, che non saranno mai risarciti.


L'inchiesta sulla missione umanitaria portò, il 20 gennaio del 2000, all’arresto (per tre mesi) di quattro persone: Simonelli, Mobono, Tenaglia e la dipendente della protezione civile Silvia Lucatelli, tutti a giudizio e tutti prossimi all’assoluzione per prescrizione dei reati.


Le indagini furono avviate dall’allora pm della procura barese Michele Emiliano, che le condusse sino al 2004, quando si candidò e divenne sindaco di Bari. L’inchiesta fu quindi ereditata dall’allora procuratore aggiunto di Bari Marco Dinapoli, dal settembre 2009 procuratore a Brindisi. Dal 5 febbraio 2009, data prevista per l’inizio del processo, il collegio dei giudici è cambiato quattro volte e la prima udienza è stata rinviata sette volte in due anni.


Tra le questioni preliminari sollevate nelle scorse udienze dai difensori, oggi congelate, anche quella sulla incompetenza territoriale, che se accolta avrebbe fatto tornare indietro il processo trasferendolo a Roma, a 12 anni dai fatti.

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