mercoledì 7 dicembre 2011

Truffa al mondo della cooperazione



Una società di transazioni finanziarie fa sparire oltre 2 milioni di euro di donazioni destinati ai progetti di cooperazione ad Haiti. Il responsabile viene arrestato e la rete Agire, vittima della truffa, garantisce il rimborso della cifra rubata. Il racconto del direttore Marco Bertotto
di Maurizio Dematteis

L’ultima tranche di 2 milioni e 10 mila euro (e non 9, specifica Maddalena Grechi dell'ufficio stampa di Agire, come erroneamente riportato dalla stampa nei giorni scorsi), di un fondo di 4, destinato a 9 organizzazioni non governative associate alla rete Agire (Agenzia italiana per la risposta alle emergenze, che raccoglie 11 ong italiane) per attività svolte in programmi di assistenza umanitaria ad Haiti, svaniscono nel nulla.
Erano state investite dal network di associazioni in obbligazioni a “zero rischio” e rapida smobilitazione, con una resa del 2,8%. Ma al momento del riscatto dell’ultima tranche del fondo, derivante da donazioni, la somma era sparita.
«Siamo stati vittime di una truffa – spiega Marco Bertotto, direttore di Agire -, ma tendo a sottolineare che non abbiamo commesso nessuna violazione dell’accordo con i donatori, ne tanto meno con i beneficiari di tali fondi. Perché le associazioni impegnate ad Haiti hanno pagato le spese legate ai progetti in corso. E il fondo in questione serviva a rimborsare tali spese. Rimborso che Agire, grazie alla sua rete, si impegna a restituire agli organismi appena disponibile».
Ma com’è possibile che i soldi donati dai sostenitori ai progetti ad Haiti finiscano in borsa, con i rischi connessi?
«Non si è trattato assolutamente di un’operazione smaliziata – continua Bertotto -, ma semplicemente di un tentativo di valorizzare dei soldi in giacenza». E infatti quel 2,8% di resa dei 4 milioni di euro sarebbe dovuto finire nel “Fondo risposta rapida per l’emergenza”, uno strumento di Agire da utilizzare all’indomani di un’emergenza, per avere risorse immediate, fino alla partenza della campagna di raccolta fondi  specifica. «Ci siamo rivolti alla società di transazioni  di un soggetto accreditato – spiega il direttore -, che ci era stato segnalato da altri organismi che si occupano di cooperazione internazionale. Una persona che da più di dieci anni lavorava negli ambienti legati alle ong di ispirazione cattolica».
Il personaggio in questione è Bernardino Pasta, responsabile della società di investimento Retemanager spa,arrestato giovedì primo dicembre dalla Guardia di finanza di Milano. E attualmente messo sotto processo dal procuratore aggiunto Francesco Greco e dal pm Eugenio Fusco, per reati di associazione per delinquere, falso e truffa.
Una gran brutta storia, che la rete Agire, vittima di truffa, cerca di gestire col massimo di trasparenza, per non incrinare il suo rapporto con i sostenitori delle cause sue e degli organismi associati.
«Noi a differenza delle realtà profit non abbiamo purtroppo studi legali interni o altri servizi del genere», dichiara Marco Bertotto. Servizi che, probabilmente, risulterebbero troppo onerosi e difficili da giustificare agli occhi dei donatori. «Eppure ci siamo immediatamente messi nelle mani di professionisti esperti di frodi econtiamo di lavorare al miglioramento dei controlli sulla gestione dei nostri fondi. Controlli, per altro, già abbastanza rigorosi».
Perché se c’è una cosa che a reso chiara questa ennesima truffa è che il mondo della finanza non risparmi proprio nessuno. E che, conclude il direttore di Agire: «oggi anche le onlus possono essere oggetto di frodi».

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